Mussolini by Antonio Spinosa

Mussolini by Antonio Spinosa

autore:Antonio Spinosa [Spinosa, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-27T08:42:45+00:00


Nella Führerhaus di Monaco erano riuniti i massimi rappresentanti della Germania, dell’Italia, della Gran Bretagna, della Francia: Hitler, Mussolini, Chamberlain, Daladier. Mancavano le vittime di quella conferenza, i cecoslovacchi. Daladier appariva smarrito; Chamberlain, fin troppo tranquillo, chiedeva chissà perché a Mussolini: « Do you like fishing?». Vi piace pescare? L’ambasciatore francese a Berlino descriveva il duce «tozzo, stretto nella sua uniforme, la maschera cesariana, con aria di protezione, fiancheggiato da Ciano, grosso giovanotto vigoroso, sempre attorno al suo padrone, ufficiale d’ordinanza piuttosto che ministro degli Esteri». Notava quanto fossero mobili i lineamenti di Mussolini: «Non rimangono un istante in riposo; la bocca si apre in un largo sorriso e si contrae in una smorfia; le sopracciglia si alzano per lo stupore e si aggrottano per la minaccia, gli occhi hanno una espressione divertita e incuriosita, e, improvvisamente, lanciano lampi».

E il Führer? «Hitler cova con lo sguardo Mussolini; ne subisce l’attrazione, è come affascinato, ipnotizzato; quando il “Duce” ride, egli ride; se il “Duce” si acciglia, egli si acciglia; è un vero spettacolo di mimetismo che doveva lasciarmi una impressione duratura e farmi credere, d’altronde a torto, che Mussolini esercitasse sul Führer un ascendente ben stabilito». Certamente a torto, se non altro perché la proposta d’accordo, che prevedeva lo smembramento della Cecoslovacchia, non era sua, ma di Hitler che gliel’aveva precedentemente comunicata. Mussolini la presentava come farina del suo sacco, sebbene il Führer già la considerasse superata e intendesse alzare il prezzo. Hitler lasciò però che il duce fungesse da suo megafono e assumesse il ruolo di protagonista, in quanto la pesante soluzione verso la quale si marciava poteva essere giudicata come una proposta di mediazione sulle labbra di Mussolini, mentre su quelle sue sarebbe apparsa per ciò che realmente era, un inaccettabile Diktat.

Monaco si rivelò una disonorevole Canossa. Con l’illusione di evitare la guerra, o meglio non volendo scendere in guerra contro l’Asse, avveniva che l’Inghilterra e la Francia sacrificassero pavidamente la Cecoslovacchia alla Germania, per cui Hitler fu autorizzato a realizzare il suo antico progetto di occupare i Sudeti. Altri territori furono strappati ai cecoslovacchi dalla Polonia e dall’Ungheria. In Gran Bretagna si capì solo in parte quanto Chamberlain, così ottuso, così arrendevole nei confronti degli appetiti hit-leriani, avesse sbagliato. Gli parlò contro Churchill che pure aveva visto nel fascismo una diga al bolscevismo. Diceva che i paesi democratici avevano subìto una «disfatta totale», prevedeva con amarezza che tutte le nazioni dell’Europa centrale e del bacino danubiano sarebbero state «assorbite»

l’una dopo l’altra nel sistema nazista: «Non pensate che questa sia la fine. È

soltanto l’inizio».

Mussolini fu salutato in Italia come l’ispirato salvatore della pace. Il popolo plaudente faceva ala al suo passaggio lungo la linea ferroviaria e nelle stazioni, dal Brennero a Roma. Ovunque le campane suonavano a stormo. Quelle manifestazioni lo contrariavano perché gli confermavano quanto fossero pacifici e pacifisti gli italiani, nonostante l’esercito di camicie nere che egli credeva di aver preparato al combattimento. Alle

«Camicie nere» aveva anche intitolato un caccia della Marina. Filippo Anfuso, che apparteneva ali’



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